“In realtà non ho molto da
raccontarti” inizia così il secondo romanzo di David de Juan Marcos (il primo
pubblicato in Italia), ma in realtà Nico, il narratore, ne ha di cose da
raccontare: la sua storia, quella dei suoi genitori, di suo fratello Marcos,
del nonno Martìn, di Gennaro, di Pierre e soprattutto di Lei, la sua
interlocutrice.
Nico è un ventenne che, spronato
dal nonno, decide di andare a studiare un anno a Cambridge, perché bisogna
vedere il mondo, fare cose di cui pentirsi ma soprattutto per rieducare i suoi
genitori. Sì perché Nico aveva un fratello minore, Marcos, che è scomparso,
rapito, scappato, non si sa; dalla sua scomparsa però come è giusto che sia i
suoi genitori non vivono più e sembrano aver dimenticato di avere un altro
figlio, lui, Nico. Decide quindi di fuggire a una situazione familiare nella
quale non può più respirare e vivere.
Parte per iniziare la sua vita,
parte convinto che allontanandosi, il vuoto lasciato da Marcos sarà meno
opprimente.
Proprio a Cambridge conoscerà
quelle persone di cui ci racconta le storie; vite di cui fa parte e di cui
diventa suo malgrado parte integrante.
Pierre, giovane francese,
intraprendente, carismatico, intelligente, di famiglia ricca, ha un difficile
rapporto con il padre, soprattutto perché ha intenzione di andare a lavorare in
Africa in qualche ONG, vuole aiutare le persone, lo sente come una vocazione.
Gennaro, invece, è il padrone
della casa dove Nico affitta una stanza; italiano, napoletano, vive a Cambridge
da tantissimi anni, è molto malato ed è pronto a vendicarsi di chi l'ha
umiliato in passato.
E poi c'è Lei o tu,
l'interlocutrice cui Nico sta raccontando la storia quasi rimettendo insieme i
pezzi di un puzzle. Lei, danese, anticonformista, bellissima, amante del cinema
e del vivere la vita momento per momento come se non esistesse un dopo. Lei con
un fratello speciale, una situazione familiare complicata, un grande segreto
che le pesa sul cuore.
Nell'arco di tre anni la storia e
i personaggi del romanzo di David de Juan Marcos si spostano tra Cambridge,
Roma, Amsterdam, Parigi; lo scrittore, sullo sfondo delle vicende dei
personaggi, ci regala delle vivide cartoline di queste bellissime città, dei
loro abitanti e delle loro abitudini.
Come anche lo stesso scrittore
precisa in alcune interviste, di storie se ne sono raccontate e scritte tante e
anche questa, come altre, racconta nulla di più della vita: amore, morte,
famiglia, maternità, malattia.
David de Juan Marcos ha voluto
però farlo con una scrittura diversa, a tratti poetica, infarcita di citazioni
(letterarie, musicali, cinematografiche), metafore, flashback, dialoghi non
racchiusi in virgolette o caporali o trattini. Ne risulta una lettura sì veloce
ma intensa, con molti rimandi che richiedono al lettore concentrazione e
attenzione; è un romanzo che va gustato, pensato, assorbito e non ingurgitato.
I personaggi hanno tutti una loro
particolare intensità, anche i più marginali sono perfettamente inseriti nella
storia, ben definiti.
Ognuno leggendo avrà la sua
preferenza; la mia in un primo momento è andata al nonno Martìn, quello che
invita Nico a vivere. Pensandoci meglio però è proprio Nico il mio preferito,
lui che da spettatore sofferente diventa attore principale della sua vita; da
ventenne solitario, insicuro, prenderà in mano le sorti di tutti, non decidendo
per loro, ma mettendoli con forza di fronte al fatto che bisogna vivere la vita
che vogliamo non quella che altri hanno sognato per noi.