In alcuni casi è molto sottile la
linea che separa la viglia di giustizia da quella di vendetta; i princìpi,
l'etica, la morale ci portano a fare passi adeguati, nei confini della
legalità, sperando di riuscire infine ad aver pace.
Ausilio Serafini, ex poliziotto
romano, ci ha provato a fare luce sulla morte del suo collega, ha fatto tutti i
passi giusti ma non ha trovato nessuna pace e per cercarla ha deciso di
abbandonare il suo lavoro, la sua città, Roma, e sua moglie. Cinque anni dopo
viene invitato da un suo amico, Gerardo Pavese, nella capitale. La richiesta è
strana e fatta con strana insistenza. Non senza remore Ausilio lascia il nido
sicuro che gli ha dato riparo per ritornare dove tutti i suoi demoni continuano
ad assillarlo. Al suo arrivo un'amara sorpresa: l'amico che l'ha invitato,
Gerardo, assassinato in modo violento e, apparentemente, senza motivo. È il
primo passo per una discesa agli inferi che Ausilio aveva voluto evitare ma che
ora si rende necessaria per portare a galla quelle verità che ha tanto cercato.
Un eroe cupo, quello dello
scrittore e giornalista Stefano Brusadelli, che vaga sbandando sula labile
confine che divide una voglia quasi animalesca di vendetta dal senso più umano,
razionale e legato al suo passato di poliziotto, di assicurare i colpevoli alla
giustizia. Chiunque essi siano: Politici corrotti, ex militari in vista nella
Roma dei potenti, assassini al soldo del Diavolo o vecchi pensionati con le
conoscenze giuste.
Non da ultime le descrizioni di
una Roma sporca, corrotta e che corrode ma bella, tetra e splendente insieme,
fanno di questo un noir intenso e potente. L'infima umanità descritta non può
non nausearci e nonostante i suoi modi bruschi non possiamo non affezionarci al
protagonista e tifare per lui, in qualsiasi caso.
Come lo stesso Ausilio “Roma è
una città che non smette mai di disfarsi; e pure è sempre lì, intatta e
indistruttibile”.