Partiamo dall'inizio, dal titolo
per la precisione: nel gergo della malavita la parola “sgobbo” è intesa come
furto, di conseguenza il “controsgobbo” si verifica quando un ladro ne anticipa
un altro facendogliela di fatto sotto il naso.
Personalmente già dopo aver
capito questo e grazie alla scrittura di Canale, ho subito pensato a Monicelli
e alle sceneggiature di Age & Scarpelli, in particolare a “I soliti
ignoti”: stessa atmosfera divertente, canzonatoria e amara insieme. Se non
fosse che Duilio Sciobbica, detto Mortaretto, è tutto meno che uno sprovveduto
e i suoi due mestieri li fa ad arte.
Ufficialmente attrezzista a
Cinecittà, partecipa a grandi produzioni nazionali con Fellini e la Magnani, ma
anche internazionali in film western o polizieschi ambientati a New York. Nelle
pause però mette le sue mani di fata al servizio del furto, o meglio dello
“sgobbo”. È talmente bravo, intelligente e gran pianificatore che negli anni
'80 riesce a mettere a punto “il controsgobbo” del secolo, anticipando di fatto
la banda dei trasteverini e dei corleonesi in trasferta a Roma, con uno dei
colpi più fruttuosi mai raccontati.
Si toglie di mezzo per qualche
anno e al suo ritorno apre una trattoria romana alla Magliana con l'amata
moglie Silvana, cuoca sopraffina. Tutto bene, sembrerebbe solo una parentesi in
attesa di godere i frutti del “controsgobbo”, invece a 69 anni Mortaretto si
trova davanti l'ennesima sfida alla quale non può proprio sottrarsi.
Tra palazzinari, preti di
frontiera, ladri moldavi, scimmiette acrobate, cenoni di Natale, Canale ci
racconta l'ultima grande impresa di Mortaretto. Un romanzo nel quale la
romanità la fa da padrona: l'”omo” disonesto ma di buon cuore, il sorriso
sornione che solo un romano sa fare, il proverbio giusto al momento giusto e lo
stornello quando serve, la faccia brutta con chi non riga dritto e la carezza
più affettuosa del mondo per chi si ama.
Personaggi definiti,
indimenticabili caratterizzano questo romanzo leggendo il quale è impossibile
non ridere quanto commuoversi e sentire alla fine una grande nostalgia di tutti
loro e la sensazione di avere qualcosa in più.